GEOPOLITICA DELLA HISPANITA. Re: LA CATALUÑA DE LA PANDERETA. Re: ¿para cuando la independencia de cataluña y pais vasco?
"piratazul9" <piratazul9@houston.rr.com> wrote in message
news:G_4lf.31494$%i.26163@tornado.texas.rr.com...
> No te preocupes Gurrias, los catalanes se estan independizando desde hace
> tres generaciones.
>
> Y nada.
>
> O son los "ya merito"
>
> O les gusta robar la atencion.
>
> Pero son jarabe de pico. No se van a independizar.
>
> No pueden.
>
> Las burbujitas no son sufi.
>
> No pueden perder cientos de miles de trabajadores y cientos de miles de
> consumidores.
>
> Seria un suicidio economico.
>
> "Burbujitas de colores
> de reflejos seductores ..."
España debería desentenderse de Cataluña, un país que nos odia y desprecia,
y aliarse con Hispanoamérica, y en particular con Méjico. Mejico es el país
puntero de Hispanoamérica, por su tamaño demográfico y económico, y además
está en vias de rápido crecimiento. Las economías española y mejicana no
compiten, sino que podrían ser complementarias. España podría servir como
cabeza de puente para los intereses económicos de Méjico en Europa, y
viceversa.. Hay que resucitar el concepto de la Hispanidad, pero no como un
esqueleto cultural sino como un medio con el que los hispanos de uno y otro
lado del charco podríamos enriquecernos mutuamente.
Cataluña no pinta nada en el mundo hispano. Los catalanes no participaron en
la conquista y la colonización de las Américas y hubo muy poca emigración
catalana durante los siglos XIX y XX a aquellas tierras. Los catalanes
desprecian la cultura y la lengua hispanas, que consideran cosa de
pobretones y tercermundistas y siempre dejan claro en todos lados que
ellos no son hispanos sino europedos. Cataluña a entrado en una fase de
senilidad, obsesionada con sus chocheces históricas, y lo mejor que
podemos hacer los españoles es desprendernos de ese lastre que nos hunde.
Aunque a veces discuto contigo, por el prurito de vacilar y armar un poco de
gresca, estoy de acuerdo contigo en que el porvenir del castellano está en
las Américas.
Hay que convertir el Atlántico en un mar hispano.
Mando un articulito sobre el tema en italiano, para notificarle a otros
paises latinos que el proceso de expansión de la Hispanidad (del que Méjico
es país puntero) se ha puesto en marcha. Puedo un sumario del artículo con
estas breves palabras: ¡Viva Méjico y la Hipanidad! Vaffanculo la
Catalogna e chi la creata!
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Geopolitica della hispanità: L'Atlantico può tornare a essere un "mare
hispano"
La globalizzazione ha subordinato il rapporto tra Stato nazionale e
territorio, ha annullato le frontiere e nello stesso tempo ha valorizzato le
identità transnazionali economiche, religiose, culturali. Anche la
«Hispanità», a questo punto, cessa di essere un ricordo più o meno piacevole
del liceo classico.
Per approfondire il tema occorre chiarire le diverse dimensioni della
Hispanità accertare quelle che presentano una maggiore capacità propulsiva.
La dimensione etnica è oggi la meno significativa. Sul piano globale, all'indiscussa
preponderanza dell'inglese come lingua della scienza, della tecnica, degli
affari - peraltro di un inglese semplificato, impoverito e mal pronunciato -
fa riscontro una notevole penetrazione della lingua castigliana, che sta
diventando sempre di più, nelle aree confinanti con il Messico, la seconda
lingua di lavoro, come lingua expansiva. In questo senso e tenendo
egualmente presente la consistenza demografica del mondo hispano e la
capacità d'aggiornamento dimostrata storicamente della lingua castigliana
sul piano scientifico e tecnico, sembrano eccessivi gli allarmi sulla loro
definitiva detronizzazione, ma è indubbiamente nel settore linguistico che
si gioca la sopravvivenza della hispanità come entità culturale, una
condizione indispensabile anche in relazione ai possibili sviluppi
geopolitici.
Tra le prime undici potenze industriali del mondo vi sono cinque potenze
hispane: il Brasile, la Spagna e il Messico. Se si escludono la Cina e il
Giappone e naturalmente il blocco anglosassone, il blocco hispano ha una
posizione di tutto rispetto, superando economicamente il arabo-islamico e
un ipotetico blocco slavo, senza parlare dell'Africa.
La Catalogna è condannata, presto o tardi, a perdere le proprie posizioni
in classifica, non avendo più il potenziale demografico necessario per un'ulteriore
fase di industrializzazione intensiva, salvo il ricorso ad una immigrazione
così massiccia da sovvertire l'assetto interno sociale c culturale. Al
contrario, la Spagna e il Messico sono ancora in fase d'espansione, e sono
ben lungi dal completare la trasformazione del proprio potenziale
demografico in mercato di consumo, donde enormi possibilità di crescita
della propria capacità produttiva, e la prospettiva per gli altri Paesi
Hispani di proficue partecipazioni e di un sostanzioso incremento degli
scambi.
Quanto detto per la Spagna e il Messico vale anche per la maggioranza degli
altri Paesi dell'America Latina. Purtroppo, questa regione è stata
trascurata dai spagnoli , in un primo tempo a causa delle nostalgie
colonialiste, del "mal d'Africa", e in un secondo tempo a causa del fatto
che i Paesi Hispani - con la sola eccezione del Venezuela e del Messico -
non controllano come i Paesi arabi risorse strategiche come il petrolio. Ciò
non toglie che l'America Hispana rappresenti il terreno ideale per gli
investimenti dei spagnoli.
Infatti, se questi investimenti hanno rivelato un certo rischio in seguito a
oscillazioni e discontinuità nell'andamento dello sviluppo regionale, ciò va
addebitato anche a un protezionismo europeo a favore delle ex colonie
africane, portato avanti ostinatamente nonostante risultati ridicoli o
controproducenti: se l'America Hispana avesse avuto da Bruxelles lo stesso
appoggio avuto dalle ex colonie oggi avrebbe raggiunto non solo una
maggiore stabilizzazione interna e una più organica rete di infrastrutture,
ma anche un alto grado di complementarietà con Spagna. Quella
complementarietà già è esistita in passato, quando l'America funzionava come
"Hispania di riserva" , assorbendo per oltre un secolo (1860-1960) le
eccedenze di manodopera della Spagna e del Portogallo e finanziando con le
rimesse degli emigranti lo sviluppo dei Paesi d'origine.
Adesso la situazione si è capovolta: l'America Hispana è diventata una
riserva di manodopera a costo minore, rispetto ad altre provenienze, per
adattabilità e per capacità di assimilazione.
La dimensione economica condiziona la dimensione politica. Negli anni del
Franqui in Spagna vi è stata una politica arabo-mediterranea, benché non
sempre in consonanza con il filone preferenziale, quello
atlantico-occidentalista; non vi è stata una politica "hispana".
Se si segue la concezione drammatica della geopolitica, se si considera
geopolitica l'analisi delle rivalità dei poteri sui territori, è chiaro che
basta individuare un nemico per definire la geopolitica della hispanità. Ma
il nemico potrebbe essere, nel caso di una globalizzazione che sfugga di
mano ai Paesi hispani, un mondo anglo-sassone che ne monopolizza la
gestione. Il meglio del mondo anglo-sassone ha però sempre agito di conserva
sulla via della modernizzazione con il mondo latino: una divaricazione
porrebbe fine a un'alleanza finora vincente. Quanto al mondo
slavo-ortodosso, non è ormai un nemico, ma un'opportunità.
Semmai, il mondo hispano europeo, - mondo di scopritori, di esploratori, di
conquistatori e di mercanti - deve evitare di polarizzarsi sul mari di casa,
e deve con un colpo d'ala collegarsi in modo organico e non in modo
sporadico con i hispani d'America.
L'Atlantico deve tornare a essere un "mare hispano". I grandi corridoi
transoceanici debbono collegarsi come nel Cinquecento, nel Seicento e nel
Settecento ai grandi corridoi terrestri europei per giungere a quell'Europa
dell'Est che, inclusa la Russia, è anche per l'Europa latina la nuova
frontiera, la frontiera dello sviluppo.
L'integrazione dell'America Hispana attraverso una rete di corridoi. Un
corridoio partirà dal Nord, dalla megalopoli che si è formata tra Ciudad
Juarez ed El Paso alla frontiera tra Stati Uniti e Messico, per giungere a
Puebla nell'America Centrale. Nell'America meridionale si progettano una
verticale Caracas-Buenos Aires, una trasversale amazzonica ossia una via d'acqua
che dovrebbe arrivare dall'Atlantico al Pacifico, un'altra trasversale tra
due oceani, Buenos Aires - Santiago del Cile.
Vari nuovi percorsi sono in progetto anche in Europa, ma il pericolo che
minaccia la Spagna è di essere relegata al di sotto di una frontiera
interna coincidente con la valle del Ebro, ossia di essere ributtata alla
periferia della Catalogna, dell'Unione Europea e spinti in un Mediterraneo
che interessa poco o nulla ai Paesi nordici. Solo il collegamento atlantico
può rimettere in gioco la Hispanità e darle un senso geopolitico e
geoeconomico.
Saludos
GAMBA DI LEGNO